mercoledì 19 settembre 2012

La farsa delle primarie: chiamano il popolo a decidere un bel niente!


L'ultimo paradosso della politica domestica riguarda le primarie: quelle già annunciate (del Pd) e quelle altre (del Pdl) che potrebbero tenersi, casomai Berlusconi decidesse di non tornare in pista. In entrambi i casi, il rischio incombente è quello di una grande finzione, di una ipocrita messinscena. Perché le primarie verranno indette per chiedere al popolo di sinistra (e di destra) che si pronuncino sul candidato premier; laddove è quasi certo che la scelta di chi guiderà il governo alla fine non rispetterà le indicazioni della gente, ma ricadrà sui partiti e sui rispettivi leader.

Questo accadrà non per malafede di Alfano, di Bersani o di Casini, ma per effetto della legge elettorale che si va discutendo in Senato nella noia e nella distrazione generali. Tra tutte le ipotesi di riforma sul tappeto, nemmeno una al momento garantisce che la sera delle elezioni il mondo sappia da chi verrà governata l'Italia. L'obiettivo del centrodestra è, in questo momento, esattamente quello di impedire che ciò accada. Per dimezzare la probabile vittoria delle sinistre, il Pdl punta su un sistema proporzionale nemmeno troppo mascherato, con tanto di preferenze come nella Prima Repubblica. Se passa, ritorniamo alle vecchie pratiche dei governi di coalizione. Ma non è che le attuali proposte del Pd lascino prevedere un esito molto diverso: il premio del 15 per cento, così come lo gradisce Bersani, garantirebbe una maggioranza in Parlamento solo nel caso in cui la coalizione vincente superasse il 35 per cento dei suffragi popolari. Questione di semplice aritmetica. La circostanza è possibile, però alla luce dei sondaggi non sembra così scontata.

Pd e Sel in questo momento viaggiano 3-4 punti sotto la soglia necessaria, per garantirsi il premio dovrebbero bussare da Di Pietro, oppure da Casini... Più facile che vi provvedano, eventualmente, dopo il voto. Ma allora, fa notare Arturo Parisi, ex ministro del governo Prodi e referendario intransigente, che senso ha accapigliarsi sulle regole delle primarie, su chi deve prendervi parte, su chi può votare, se nel contempo si negozia su una legge elettorale destinata a renderle vane? È una domanda che in molti, ai vertici del Pd, si stanno ponendo.

1 commento:

  1. Qualcosa sfugge ai sondaggi ed è quella parte di astenuti nelle precedenti elezioni che vorranno farsi sentire. Ed a questo occorre aggiungere i nuovi astenuti della prossima elezione e che saranno tutti in maggioranza del PD PDL e Lega.
    I conti non sono facili. Ma mettiamo che Renzi prenda un buon 30% (questo Renzi non mi è simpatico, ma per ipotesi) Bersani ne esce sconfitto.

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