martedì 26 marzo 2013

Il Ministro degli Esteri Terzi si dimette: ero contrario al ritorno in India dei due marò


 Il ministro degli Esteri Giulio Terzi, oggetto di pesanti critiche per la gestione del caso marò, ha dato le dimissioni, in disaccordo con la decisione di rimandare in India i due fucilieri di Marina accusati di aver ucciso due pescatori indiani. 
"La mia voce è rimasta inascoltata", ha detto il ministro annunciando la sua decisione mentre riferiva alla Camera sul caso. "Mi dimetto perché per 40 anni ho ritenuto e ritengo oggi in maniera ancora più forte che vada salvaguardata l'onorabilità del Paese, delle forze armate e della diplomazia italiana. Mi dimetto perché solidale con i nostri due marò e con le loro famiglie", ha spiegato in Parlamento.
"Saluto con un sentimento di profonda partecipazione e ammirazione i marò Latorre e Girone. Ancora ieri le loro parole hanno dato uno straordinario esempio di attaccamento alla patria", aveva detto il ministro alla Camera in apertura della sessione durante la quale il governo riferisce sul caso dei due militari italiani accusati dell'uccisione di due pescatori indiani mentre erano di guardia a una nave italiana, e al centro di una lunga contesa giudiziaria con l'India.
Il rimbalzo di decisioni contraddittorie prese dalla Farnesina e dal ministero della Difesa, prima con il rifiuto di rimandare in India i militari che avevano avuto la concessione a recarsi in Italia per votare, e poi con il cedimento alle pressioni di Delhi per un immediato rientro, ha provocato in questi giorni un'aspra polemica politica, con aperte accuse alla Farnesina di aver agito in totale autonomia. Accusa cui Terzi ha risposto così: "In questi giorni ho letto ricostruzioni enormememente fantasiose in merito ad azioni che avrei assunto in modo autonomo, senza considerare gli effetti e i rischi di  questa azione. Da uomo delle istituzioni per quarant'anni - ha aggiunto Terzi - mai avrei agito in modo autoreferenziale". "Tutte le istituzioni erano informate e d'accordo sulla decisione di trattenere in Italia i marò. La linea del governo è stata approvata da tutti l'8 marzo".
"Nelle ultime settimane - ha proseguito Terzi - la decisione dell'India di sospendere l'immunità del nostro ambasciatore Daniele Mancini, in palese violazione della convenzione di Vienna, è stata giudicata da tutti i partner un atto di ritorsione platealmente illegittimo, che ha indebolito la credibilità del governo indiano su questa specifica controversia".
Durissimo l'intervento di Giampaolo di Paola, attuale ministro della Difesa, in aperto scontro con il collega dimissionario: "Il ministro Terzi ha riferito i fatti - sottolinea il ministro della Difesa - e su questo siamo d'accordo. Io mi riferisco ai fatti e non alle valutazioni espresse dal ministro Terzi, che invece non sono quelle del governo".
"Sarebbe facile dimettermi ma non lo farò", continua Di Paola  "Sarebbe facile oggi lasciare la poltrona che comunque a breve lascerò al nuovo ministro che arriverà. Sarebbe facile, non costa niente, ma non sarebbe giusto e non lo farò". E aggiunge: "Non abbandonerò la nave in difficoltà"..

1 commento:

  1. NOI del partito degli under 70.000 invece vogliamo sapere
    1)dettagliatamente le disposizioni d'ingaggio consegnate ai militari a bordo.
    2) quale sia stata l'autorità che, consultandosi con gli armatori dell'Alexia, ha consentito l'inversione di rotta della nave, come intimato dalle autorità indiane. Inversione effettuata dopo due ore dall'incidente!
    3) il nome, il cognome e il grado dell'autorità militare che ha ordinato ai nostri due fucilieri di scendere a terra e consegnarsi di fatto alle autorità indiane dello stato del Kerala, violando le norme a tutela dei diritti umani secondo cui nessun individuo dev'essere consegnato a un Paese dove rischia di essere sottoposto a pena di morte.
    4) se ci sono state dazioni di denaro a favore delle autorità indiane o dei loro singoli rappresentanti, dei familiari dei pescatori e l'esatto ammontare di tali eventuali dazioni,

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