giovedì 13 dicembre 2012

il libro della pornostar che fa tremare calciatori e politici: ecco i loro nomi


«Sono a New York, la sento male...». Senatore Mario Baldassarri, mai conosciuta una certa Lea di Leo, ex pornostar e regina delle hot line, detta anche lady 899? «Mai conosciuta!». Senatore, ha capito il nome? Stiamo parlando di una bionda sulla trentina, formosa e dai costumi sessuali creativi. Questa signora cita il suo nome («Quale nome? Accidenti, sento male...». «Il suo, senatore Baldassarri») in un libro, diciamo così, di memorie erotiche: molto autobiografico e molto movimentato, nel senso che la signorina è sempre presente e molto attiva, ma cambiano in continuazione, in questo gioioso incontro di corpi, i partner e spesso anche le modalità delle effusioni. Il libro, senatore, è stato scritto in due versioni (una con le iniziali dei nomi e l'altra completa), ma non è mai stato pubblicato. In compenso, il presidente e il direttore della casa editrice Imart (Giuseppe Aleci, 36 anni, e Gaspare Richichi, 28) sono sotto processo a Marsala con l'accusa di tentata estorsione: avrebbero ricattato una trentina di vip (tra calciatori e attori), chiedendo dai 10 ai 40 mila euro per cancellare dal libro nomi e dettagli scottanti. Per farla breve: la signorina è parte lesa (fu lei a denunciare l'editore quando venne a sapere, grazie al programma «Le Iene», l'uso che veniva fatto della sua opera), i presunti ricattati sono le vittime e la storia sta facendo il giro di bar e barbieri. Senatore, la signorina Di Leo, al secolo Sonia Faccio, ha fatto anche il suo nome in aula. «Se è così, la querelo!!»: si scalda il parlamentare, 66 anni, in squadra con i finiani, ex viceministro dell'Economia e ora presidente della commissione Finanze. Tutto inventato? «Di vero c'è che 2 anni fa venni chiamato dai giudici di Trapani che mi chiesero se avevo ricevuto pressioni dalla casa editrice Imart e se conoscevo la Di Leo. Rimasi allibito, era una storia che non stava in piedi...».
Eppure fece tremare reputazioni e qualche matrimonio, nella primavera 2010, l'annuncio dell'imminente uscita della biografia della Di Leo. «Farò i nomi di politici, calciatori e cantanti...» cinguettò lei, qualche comparsata in tv dopo una carriera nel porno. Detto e fatto: calciatori come Massimo Ambrosini, Marco Borriello, Luca Toni; cantanti come Gianluca Grignani e Fabri Fibra; attori come Matteo Branciamore (il Marco nei Cesaroni ); perfino un vescovo «con le croci al collo». Ci si buttò anima e corpo, la bella Lea, nell'impresa letteraria. Ad un'amica insegnante, che la aiutò, si deve l'idea di catalogare le prestazioni dei partner secondo pagelle dai parametri di inequivocabile oggettività: «durezza, dimensione, durata». Mentre è di Lea il copyright delle colorite fattispecie che ossigenano l'opera: l'amante «del sesso veloce nei boschi» tipo coniglio arrapato; il gran palpatore di seni; il bisex; lo specialista in ammucchiate. Un libro fantasma. E dai fantasmi si scappa. Marco Borriello, bomber del Genoa, racconta: «Ricordo la Di Leo a una festa 2 anni fa. C'era anche Ambrosini. Non ricordo di averle rivolto la parola. Tempo dopo, ricevemmo una lettera in cui si parlava del libro e ci chiedevano soldi. Presentammo denuncia a Trapani». Il cantante Gianluca Grignani: «Un giudice di Marsala mi disse che la Di Leo era stata con uno del mio staff. Poi ha però usato il mio nome». Luca Toni, centravanti della Fiorentina: «Gira da un po' questa storia. Ho diffidato la signora e lei mi ha assicurato che nel libro il mio nome non c'è». L'attore Matteo Branciamore non parla: è l'unico che si è costituito parte civile nel processo di Marsala. 



2 commenti:

  1. io sarei preoccupato se me lo avessero mmesso nel culo e lo venissi a sapere dai giornali (magari ero strafatto), me se l'ho fatto con una bella gnocca dovrebbe essere un vanto. Berlusca è uno stronzo, ma io gli invidio le gnocche che potrebbe scoparsi tutte le sere

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  2. è chiaro che se uno va a chiedere il voto alle bigotte o ai vescovi, poi si trova in difficoltà ad apparire in certe pubblicazioni
    è questione di coerenza
    e difesa della pagnotta
    è come se un caporione dal pulpito televisivo si scagliasse contro i froci e poi se lo facesse mette nel culo dai trans
    non ci dovrebbe essere nulla di male ad ammettere che è piacevole prenderlo nel culo per via della prostata, ma se per la pagnotta vai in giro a predicare il contrario ed ad affermare che sono le donne che ci godono anche senza la prostata, allora poi ci perdi
    in credibilità
    e forse anche in pagnotta

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