mercoledì 19 febbraio 2014

Un posto alle poste (da 20.000 euro al mese) per il fratello di Alfano

Un posto alle Poste non si nega a nessuno. Si diceva così durante la prima Repubblica. Epoca finita ormai un ventennio fa, ma forse le abitudini di allora hanno resistito al terremoto dei primi anni ’90. Almeno a guardare gli ultimi arrivi nella linea direttiva del gigante postale. Una decina di giorni fa a sbarcare tra i dirigenti di Postecom (la società dei servizi internet di Poste italiane) è stato Alessandro Alfano, fratello minore del più celebre Angelino, vicepremier e ministro dell’Interno nel governo delle larghe intese. Nulla da ridire, per carità. Formalmente un dirigente può essere «nominato» senza alcun concorso, senza selezione: in un giorno si può anche accedere all’incarico di direttore commerciale di una controllata del Tesoro, dove lo stipendio medio per una figura apicale può arrivare a 200mila euro annui.

Succede, ma certamente non è proprio il massimo dell’eleganza. Tanto più se si tratta di un gruppo in cui il vertice è in scadenza - è il caso di Massimo Sarmi - dopo un decennio di riconferme durante l’era targata Letta-Tremonti-Grilli.


Il «giovane» Alfano è già finito sulle pagine di giornale diverse volte nelle ultime settimane. Era stato accusato di aver falsificato alcuni esami per ottenere la laurea in Economia, ma dopo gli accertamenti la Procura di Palermo ha archiviato il caso. Nel frattempo Alfano junior aveva partecipato al concorso per diventare segretario generale della Camera di commercio di Trapani. Anche su quella selezione sono stati avanzati dubbi, tanto che le forze dell’ordine avevano sequestrato la documentazione, dopo alcune segnalazioni su scritti anonimi che prevedevano in largo anticipo la nomina di Alfano. Alla fine si è dimesso, lasciando una poltrona a cui aveva aspirato per parecchio tempo e dove ha tentato di essere riammesso, ma l’ente se n’è guardato bene. Il caso è stato sollevato anche in Parlamento, da un’interrogazione del deputato Sel, Erasmo Palazzotto. Il quale nella sua interrogazione ha parlato anche della laurea triennale di Alfano in Economia, titolo non idoneo a ricoprire un ruolo apicale all’interno della pubblica amministrazione. 



Quel titolo di studio triennale è stato conseguito nel 2009, quando il giovane Alfano aveva già raggiunto l’età di 34 anni. Certo, anche in questo caso non c’è nulla di grave odi illegale: non è mai troppo tardi per studiare. Ma se poi dopo la laurea si aprono inchieste e interrogazioni su possibili compravendite di titoli, spuntano interrogazioni, sorgono dubbi, allora ci si chiede se tra i tanti giovani che non riescono a trovare un lavoro adatto al loro livello di studio, magari la pubblica amministrazione potrebbe trovare di meglio.

1 commento:

  1. in un paese liberista, tutto deve essere affidato al giudizio del libero mercato, della concorrenza, in un paese liberista si abbattono gli ostacoli che impediscono ad un libero cittadino di poter operare secondo scienza e coscienza attenendosi alle regole dell'arte.
    In un paese liberista un libero cittadino qualsiasi, munito di patente e automobile allestita di tassametro adatto a rilasciare lo scontrino fiscale, può scrivere TAXI sulla vettura ed esercitare la professione.
    Certo vivendo in un paese governato da caste ed associazioni segrete, che nonostante gli sforzi di cotanti liberisti al governo da 20 anni è rimasto al livello della russia di gorbacioffe, se non peggio, non vedo che male ha fatto questo ragazzo ad accettare i 20.000 al mese, tanto o lui od un altro sarebbe la stessa cosa.
    Capisco la vostra invidia perchè vorreste stare al suo posto, ma dateve da fà, intrallazzateve e magara tra 2 o tre generazioni de intrallazzi e convivenze mafiose ve arriesce de sistemà quarche nipote.
    L'unica cosa possibile in una società così degradata è quella di votare per il partito degli under 70.000, l'unico che parla di politica dei redditi e non di chiacchiere

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