mercoledì 3 ottobre 2012

Dopo Batman e bungabunga, tra le macerie del PDL rispunta la Fiamma Tricolore

Un partito muore così. Tra manette, ruberie, faide, minacce di scissioni, parlamentari inerti e smarriti. Sopra tutti e tutto aleggia lo spettro di un Capo indeciso e che non ha più voglia, costretto al silenzio dai suoi fedelissimi. La dissoluzione del Pdl è una frana continua. Verso il carcere, verso destra, verso il centro, verso il montismo, persino verso il nascente renzismo. Ovunque. L'arresto di Franco Fiorito scolpisce un memorabile epicedio per il partito degli onesti mai nato: "Meglio il carcere che il Pdl". Che si può parafrasare in mille modi.
"Meglio un nuovo Msi che il Pdl". È la convinzione che agita da mesi Ignazio La Russa, tuttora triumviro in carica del Pdl. La Russa, Maurizio Gasparri, Giorgia Meloni e Gianni Alemanno si vedranno oggi a pranzo, il terzo nel giro di dieci giorni. L'ideona dell'ex ministro della Difesa è di fare una scissione morbida con la benedizione di Berlusconi. Una creatura almirantiana, legge e ordine, intruppando di nuovo Francesco Storace (forse anche i fliniani Briguglio e Bocchino) e consegnandola a Giorgia Meloni, che La Russa immagina come una Marine Le Pen italica.
In fondo il tormentone della complessa scissione degli ex An è una questione di posti. Oggi, per limitarci a Montecitorio, i deputati del Pdl sono 209. Per il 2013 la previsione non supera i 130 e a La Russa, Berlusconi, ha già detto che non concederà più di venti seggi. Una miseria.


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