venerdì 29 marzo 2013

Amici del M5S fate attenzione: se i proclami diventano boomerang

"Non è un' autoblù ma una vettura di servizio". È costretto a rifugiarsi in un sofisma degno degli azzeccagarbugli della Prima Repubblica, il vicepresidente dell'Ars Antonio Venturino. Per difendersi da un comportamento di cui non dovrebbe dare alcuna spiegazione: l'utilizzo di una vettura dell'Ars per un incontro istituzionale. Peccato che facciano sorridere le sue parole, e il web rilancia questo sentimento, se accostate a quelle che Venturino pronunciò solennemente in un video confezionato da M5S qualche mese fa: "L'autoblù? Può restare parcheggiata da qualche parte, noi non la utilizzeremo assolutamente". 
L'on.Venturino (M5S) sale sull'autoblu  con autista e lampeggiante 
Non era affatto tenuto, il neo-deputato grillino, a fare quell'affermazione, a gettarla in pasto ai tifosi dell'antipolitica, a indicare un modus operandi estremo: niente benefit, in ogni caso. E invece eccolo qui, il seguace di Grillo, prendere carta e penna e scrivere al presidente dell'Ars per chiedere una vettura di servizio ("con autista", specifica) e poi balzare sul sedile di quel simbolo della casta. Eccolo qui respingere con fare scostante i rilievi: "Io non ho l'automobile e mica posso venire qui in bicicletta".
Ora, a parte il fatto che Venturino dovrebbe spiegare perché fra gennaio e febbraio ha dichiarato di aver trattenuto 1.100 euro come "rimborso spese benzina", il punto è un altro: lodevole l'intento di eliminare sprechi e privilegi, encomiabile la restituzione di parte dei compensi da parte dei "cittadini a 5 stelle" eletti all'Ars. Ma risibile l'idea che la politica non abbia i suoi costi. Gli stessi grillini attingono alle spese dell'Assemblea (chissà fino a quando, se il decreto Monti sui trasferimenti ai gruppi sarà recepito anche in Sicilia) per pagare 13 collaboratori che contribuiscono a scrivere interrogazioni e disegni di legge. E non si scandalizzano per questo. 
E allora Venturino e i suoi colleghi dovrebbero riflettere sul fatto che i facili proclami a volte non pagano. Anzi, possono trasformarsi in formidabili boomerang. Specie se utilizzi la Rete che, come ben sanno gli esponenti di M5S, non perdona.

Emanuele Lauria

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